Dizionario femminile L'immagine la parola
Com'è il ritratto della donna nell'arte del terzo millennio? Impossibile da identificare in un unico modello, personalità complessa e inafferrabile, inclassificabile secondo categorie psicologiche o appartenenze sociali. Il ritratto della donna contemporanea si frantuma in infinite identità. Emancipata, spregiudicata, intelligente, ironica, seducente, e al contempo insicura, vulnerabile, dolce, timida, sognatrice. Toccata dalle trasformazioni politiche, religiose, scientifiche della nostra epoca, coinvolta nel nuovo sistema di comunicazione globale che necessariamente trasforma le modalità di contatto tra individui e con esse il loro comportamento.
Accosterò alle 21 stampe (una per ogni lettera dell'alfabeto italiano, e ciascuna lettera diverrà l'iniziale di una parola da salvare), altrettante prose liriche che contribuiranno ad arricchire il mio sguardo rivolto all'universo femminile.
La scrittura di luce che la fotografia incontra la scrittura fonetica, e dal connubio nasce la rilevazione di due potenti mezzi di espressione, due differenti modi di comunicare, e due fra i più illimitati strumenti per cercare di scoprire gli altri insieme a sé stessi.
A — acqua Alessandra Pesarini
Terracqueo. Pelago. Sedea leggiadra nel lento ingiallire delle foglie appassivano gli occhi. Fiotto di schiuma benedetto, sorso d'acqua sorgiva sul ciglio della collina davanti al sentiero che sale all'orizzonte.
Canale azzurro, laguna e torrente, isola e penisola sforbicia diluvii vaporizzati.
Bruma d'incanti divini, scala celeste.
Danza dei dubbi danza circolare del fluire e del rifluire dell'acqua perché il cerchio non ha inizio né fine, evoca il superamento del tempo, della morte.
Tempo del tempo, tempo della morte, morte del tempo, specchio ghiacciato di una lagrima abbellente, diario d'acqua in attesa che la pioggia lavi tutto, calore finito alle prime piogge agostine.
B — bocca Laura Groggia
Fulgente caos che non può pervenire alla solitudine, col corpo teso come l'arco di Ulisse, oltrepassi l'argine delle vene celesti mutuate da incalcolabili eoni. Una risata senza pudore – ondulata erba di palude, odore avvolgente delicato cespuglio di gelsomini. Bruciante.
Artefice ignara ti abbandoni alla corrente e cogli al volo piccole rivelazioni, e poi ti schiudi come un frutto delicato succoso – non indugi mai nei commiati.
C — cabala Marta Piretto
Nel placido recesso il balsamo
della tua parola scola boccioni
oltre la cui soglia è arduo inoltrarsi.
Sono mesi che hai gettato l'ancora
del tuo stato sorgivo; tirare in
alto col cavatappi le tracce biologiche
lungo la strada che scende –
zappa via il firmamento espunto,
il rancio domenicale.
D — disciplina Marta Piretto
Disparve nelle sue spalle nude –
nei sentieri che divergono in un
fitto bosco, nelle mulattiere che
accolgono le magre rendite dell'amore.
Perenne presenza che sfuma dal nero
all'ocra – legge intagliata nel legno
dello scandalo, spina dorsale.
E — etica Marta Piretto
Estate dopo estate conservi il dono della letizia.
Accumulo e corrosione.
Risoluta nella tua piena sconfessi
il parlottio placentale.
L'albero della vita si separa dall'albero
della conoscenza, e tu stai in aria
come una vela.
La linea retta è la più breve tra due
punti?
F — fantasia Sara Catasta
Spazzola la pazienza e un canto lento
e solenne sgorga impetuoso.
Crinali e torrenti.
Semina e raccolta.
Sciupio di steppe a rimirar gli armenti –
nutrimento di spirito a ritroso.
Bevi vita mia aurora boreale – sbrinami le
chincaglierie di un sabato dono irrinunciabile
d'aria e luce.
G — genesi Susanna Pisanu
Teoria e prassi.
Orma norma forma. Pensatoio. Gesto libero.
Grumi di materia pittorica in un'elegia biancastra.
Nell'attesa dell'ultima goccia ti fai occhio e accensione. Discendi.
Acqua che lava i piedi, pane berbero di benvenuto. Dal suono al senso fissi infinite intersezioni. Resezione.
Terra e mare, madre e figlio, corteccia incisa e linfa vitale che scorre al contrario.
H — hegeliana Emanuela Craba
Transitata per caso sulla terra,
eterni la bellezza l'armonia
del creato; nell'irradiare lieve
dei colori.
L'angelo guardiano mette in bocca
ad Adamo tre semi – da quei
semi germoglierà l'albero
destinato a fornire il legno
della croce.
Irrora la terra con le tue
lacrime; con la lietezza
degli occhi la pennellata
corre larga e luminosa per
frantumarsi nei contorni.
I — isola Ilaria Sanna
Fortitudo et iustitia. Cerchi di orientarti nel portico ombreggiato.
Sei refrigerio, unguento, miele dell'anima.
Terrazza della temperantia et prudentia, radura incantata, giallo covone delle promesse radiose.
Hai una voce di pietra scaramazza e di acqua fluente, sarai carne viva del presente, dalla scorza al centro; fremito della creazione.
L — lontananza Emanuela Craba
T'intridi al di là della parvenza, l'acqua che trema si fa immobile, si dirada e tutto traspare impreveduto.
Sei rimasta lì a guardare – una spiaggia dopo che è piovuto – vedi e non giudichi la mareggiata — lieve resistenza bisogno risvegliato dell'incongruo.
Precipitano oleose le vaste lontananze – alte fioriture di calcinacci ed erba matta.
M — malinconia Elena Porcu
Paradigma. Impressioni di frecce che bucano tende clandestine, periferiche.
La solitudine a due è peggio di tutto.
Buio di luce – luce rabbuiata in sere disarmate a mano tesa; ferita feconda.
Una canoa scende lungo il delta dei pensieri, madre vigile e allarmata.
Libera fluida essenziale sovversiva.
Intrusione della ragione, senza giudizio, senza indirizzo o salvezza.
Cantiere straniero di turbolenze, esperimenti di quotidiana funamboleria. Cielo al mattino radioso, incapace di amare senza esprimere possesso.
Arcaica ed eterna – universale.
Desiderio colpevole – arrendevole.
Dentro di sé una reticenza, un presentimento, uno scalmo di lontananze ingannevoli.
N — nemesi Sara Catasta
S'affoca e lampeggia.
La neve si ritrae.
Una nube purpurea fa scendere
nelle valli e sul parabrezza
la sagoma di un piede che slaccia
passi nel buio assolato, osseo.
Mi parlerai della fiamma dei legni adusti,
dell'occaso che rosseggia, la legge
del cuore sapiente riveste d'incanti
la fiamma nel sortilegio delle
guance infocate.
O — ombra Sara Catasta
Sul tuo volto impercettibili gradazioni
tonali, s'espande e si contrae il
pennello del tempo.
Come il seme di grano devi far scoppiare
la scorza per germinare e forire,
come il lievito penetri il pane
e ogni primo dell'anno suoni lo
shofar, il corno d'ariete che un
giorno annuncerà l'arrivo del Messia.
P — pace Emanuela Craba
Primavera ubertosa – curiosità esploratrice – sciorinatrice di edulità.
Afrore dell'uva in fermentazione, andare andana, antelucana.
La pioggia cade nell'impluvio, e il tuo mare esoterico esonda e fagocita il tempo dei tempi fissati – fissili.
Dimenticanza delle intenzioni, melodia che si espande, distende nel canto ondeggiante di un arrivederci a domani.
Nelle foglie bevute al cavo della mano la brezza d'aprile. Contorta chiarezza dei ritardi di un'anima che costruisce e demolisce quadri di luce bionda.
Sussurro.
Ossessione.
Urlo in sordina.
Q — quercia Lavinia Eretta
Borgo arroccato, pianura verdeggiante,
muschiata.
Stai ritta nei climi ridevoli, non
scalfita resistenza del mezzodì.
Partigiano inderogabile, misuri
le distanze dalle manciate
di terra ai buchi in cielo
di bucati profumati.
R — ribellione Alessandra Pesarini
Bianco ricordo di buio arrochito, svanita sicumera in un'ottava alta.
Allitterante.
Abbrunata.
Rogo sacrificale, redenzione, rovaio.
Con lei si propaga un ritorto sentimento de la vida – si contrae un equatore brumale.
Pausa post-prandiale.
Inverno senza oblio.
Slargo d'avvenire pagina futura di fontanelle di lava incandescente, l'acre rovello di un costante rimorso fa causa alla polizia segreta del cuore malato che segue la sulfurea inclinazione – segna l'attitudine aggettante.
Avvolta rivolta svolta.
Pesce guizzante in cime a un colle tra la neve e il fuoco, nella polvere e nel fango, risonante madrigale cyber.
S — sfinge Sara Catasta
Nobile portamento – altera occhiata astratta.
La tua memoria scrive sull'acqua la linea della vita, la linea della vita scrive il giornale della carne in cerca di senso, telateli di sensi svuotati come una tastiera indifesa, nuvola transitoria e mutevole.
Nella cucina ardono le pietanze, brilla un attimo e scompare come il pulviscolo in una stanza quando l'attraversa una lama di luce.
Germana germinale germinativa diuturna e pulsatile – il sapore del sapere e sa femina est comente su tempus.
T — terra Ilaria Sanna
Idi lidi nidi cosa casa invasa – barba erba rasa – il sangue del tuo nemico stilla a gocce e si condensa. Migrante – eterno mutabile mutevole mutante nella fissione di una fissazione. Mantecare – impastata di prestiti, ialina e meravigliosamente impigrita, arsa – elicriso e ginepro.
I dadi del caso sobbalzano nel pugno – il gomitolo del filo – le cesoie affidate alle parche, prima e dopo l'ultima nota, l'aceto tempera – la fiamma del legno resinoso s'indora di oriflammi sfavillanti.
U — utopia Ilaria Sanna
Sole che batte in fronte.
Telegramma delle intenzioni, periferia
del presepio vivente. Da ramo a ramo
le chiglie abbaiano sfitte buriane e diottrie di plasma che si avvitano
alle pareti degli stati transitori.
Utopia appura la precaria verità,
dell'origine del senso, stinge indefinitezze
sul rettifilo.
Suolo e sottosuolo – luogo dei residui
dei detriti individuali – delle macerie
collettive.
V — volpe Marta Piretto
Sonno benefico. Cespuglio di mirto. Guance mangiate dal freddo – violetta di Provenza – corrispondenza meneghina. Spire di alghe i capelli – vampe di fuoco e luce.
Faccio mattina per stanare la volpe, cacciatore inglese.
Una lepre in bicicletta – manubrio traboccante di fiori.
Una lepre in bicicletta ti propone due passi sotto i portici e un tè bollente alla pesca.
Sibila guaisce tintinna e zampilla.
Né scusa né giustificazione, si presenta come un'evidenza. Evidenza che sa appartarsi in un angolo a farsi dimenticare.
Immagine ingiallita in fondo al portafogli.
Consustanziale.
Duplice monumento di compressione ed estensione
Z — zattera Maria Giovanna Bandinu
Una stentata rifioritura annuncia
la quiete e il caos, i giorni e
le opere, il diavolo e l'acqua santa.
Una colonna di corazzati invade
le vallate delle alluvioni –
passaggi in distonia con il ristoro
degli animali – estinzione
delle concause, retrocedente.